Il progetto
Descrizione sintetica
Regolamentazione e ristrutturazione degli orti urbani lungo
il Sangone nell'ambito del progetto "Torino città d'acque".
Contesto
Mirafiori
Il quartiere è nato e si è sviluppato attorno allo stabilimento-simbolo della Fiat (costruito negli anni '30). Si è storicamente caratterizzato come un grande quartiere operaio, costellato di aree di edilizia pubblica realizzate prevalentemente fra gli anni '30 e gli anni '70. Il quartiere è stato oggetto di programmi complessi di riqualificazione (dal primo Contratto di Quartiere di via Arquata al PRU di via Artom per finire con Urban II).
Spazio
Il progetto interessa una porzione delle sponde del torrente
Sangone oggetto di un processo complessivo di riqualificazione e di ridisegno,
nell'ambito del progetto "Torino città
d'acque". Su di un'area precedentemente occupata da circa 230 orti
abusivi e fortemente degradata a causa della presenza di rifiuti nocivi, sono
stati realizzati 100 orti urbani regolamentati, ciascuno dotato di capanno per
gli attrezzi e con una superficie media di circa 100 mq.
Contenuti sociali e creativi
La scelta di regolamentare la strutturazione fisica e l'uso
degli orti urbani risponde a due ordini di esigenze da parte della pubblica
amministrazione:
- sul piano paesaggistico ricondurre le sponde del Sangone
all'interno di un disegno unitario di una più vasta area a parco, e garantirne
un maggior grado di fruibilità;
- sul piano politico e sociale risolvere una situazione di
illegalità e favorire un uso più aperto dell'area, garantendo a un numero
maggiore di persone la possibilità di fruire degli orti.
Il processo di riqualificazione portato avanti per le sponde
del Sangone è stato tuttavia condotto secondo procedure abbastanza consolidate,
top-down e senza forti interazioni
con i soggetti sociali interessati. Non si è trattato dunque di legalizzare e
ristrutturare gli orti abusivi facendo leva sul potenziale creativo insito
nelle pratiche che li avevano generati, ma di sostituirli con orti regolari
progettati secondo un disegno unitario.
Il processo
Attori
Assessorato al Verde Pubblico, Circoscrizione 10, Corpo di
Polizia Municipale, AMIAT, AEM, ASL 1, Ente Parco del Po, Magistrato del Po, cooperative
di accompagnamento sociale del PRU di via Artom.
Sviluppo, gestione e sostenibilità economica
Il progetto di riqualificazione delle sponde del Sangone,
all'interno del quale è stata effettuata la sostituzione degli orti abusivi con
altri regolarizzati, ha iniziato il proprio iter nel 2003. I lavori sono iniziati
nel 2005 con la bonifica dell'area dall'amianto presente in gran parte degli
orti abusivi sotto forma di lastre di fibro-cemento utilizzate per la
costruzione di capanni e tettoie, sono proseguiti prima con la demolizione
delle recinzioni, dei forni, delle cisterne, dei contenimenti di terra e delle
piccole costruzioni sorte negli anni e successivamente sono continuati con la
movimentazione e la lavorazione del terreno al fine di mettere in sicurezza le
sponde del fiume. Il parco e gli orti sono stati completati nella primavera del
2007, e nello stesso anno è stata effettuata la procedura di assegnazione.
Questa è avvenuta attraverso bandi pubblici, e dura cinque anni non rinnovabili
(a meno che non vi siano altre richieste). L'emissione del bando e la selezione
degli assegnatari (attraverso criteri che tengono conto del reddito, dell'età, del numero
dei componenti del nucleo familiare e del luogo di residenza del richiedente) è
curata dalla Circoscrizione.
Il costo complessivo del progetto di riqualificazione,
sostenuto interamente da enti pubblici, è stato di € 1.700.000.
Domande e criticità
La regolamentazione degli orti urbani pone alcuni
interrogativi interessanti rispetto all'interazione fra bisogni sociali e
politiche pubbliche. Se è vero che il progetto ha sciolto alcuni nodi
problematici (la privatizzazione di spazi pubblici, un certo disordine nel
disegno complessivo dell'area, la scarsa accessibilità delle sponde del fiume,
la presenza di materiali inquinanti), va però sottolineato come l'intervento
effettuato apra nuovi problemi:
- la sostituzione di un modello d'uso del territorio auto-governato
e auto-regolato con uno decisamente più rigido (anche nel disegno
paesaggistico) ha cancellato il risultato della stratificazione di pratiche
succedutesi nell'arco di alcuni decenni, che costituiva anche parte dell'identità
dei luoghi;
- il periodo di assegnazione degli orti limitato a cinque anni
rende sì più agevole accedervi, ma al contempo limita la possibilità di
costruire relazioni "spesse" con il territorio che tende a diventare
strumento (per la coltivazione) anziché oggetto di cura. L'orto urbano diventa
un luogo meno complesso, privo della valenza simbolica e affettiva che gli orti
abusivi avevano per i loro proprietari;
- la rilevanza data nel bando di assegnazione all'età (a maggiore
età maggiore punteggio) tende a individuare un'unica tipologia di fruitore,
fotografando in parte la situazione attuale degli orti abusivi - non è detto
tuttavia che questa debba essere l'unica anche per il futuro, in un contesto in
cui le questioni legate al consumo critico, alla filiera corta, alla qualità
delle produzioni interessano fasce sempre più ampie della popolazione.
Domande e criticità - temi chiave
relazione fra istituzioni e bisogni sociali
forme di integrazione tra funzioni
Fonti
Francesca Finotto, Gli
orti urbani nella riqualificazione polifunzionale del Sangone: l'alterazione di
un sistema spontaneo, paper presentato al Convegno Internazionale "Il
sistema rurale. Una sfida per la progettazione tra salvaguardia, sostenibilità
e governo delle trasformazioni", Milano, 13-14 ottobre 2004.
(http://www.cedat.polimi.it/convegno/en/doc/interventi_pdf/2_35_Finotto.pdf)