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Profughi Darfur

Il progetto

Descrizione sintetica

Un gruppo di richiedenti asilo sudanesi è alla ricerca di uno spazio a uso abitativo, e viene appoggiato nella sua ricerca da un centro sociale (Askatasuna) e da altri soggetti del terzo settore.

Contesto

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Spazio

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Contenuti sociali e creativi

L'arrivo di un'ottantina di profughi del Darfur a Torino alla fine del 2006 e la loro richiesta di un luogo dove stabilirsi, almeno temporaneamente, è in realtà un caso di incapacità da parte dell'attore pubblico a elaborare risposte creative, pure se in un contesto urbano nel quale non mancano gli spazi abbandonati e potenzialmente utilizzabili per l'accoglienza. Le risposte creative in questo caso sono venute dal terzo settore, che si è di fatto sostituito agli enti pubblici nell'offrire parte delle proprie strutture per venire incontro alle richieste dei profughi.

Il processo

Attori

Centro sociale Askatasuna, Comune di Torino, ARCI, altre associazioni del terzo settore.

Sviluppo, gestione e sostenibilità economica

Nell'autunno del 2006 un consistente gruppo di richiedenti asilo provenienti dal Darfur giunge a Torino, e nell'attesa che la propria domanda venga esaminata dalle autorità competenti esprime la necessità di trovare una sistemazione temporanea collettiva. Appare subito evidente la difficoltà a trovare ascolto e risposte da parte delle istituzioni; le richieste del gruppo di profughi viene supportata da alcuni gruppi e associazioni locali, in particolare il centro sociale Askatasuna e l'Arci. I primi li supporteranno nell'organizzazione di alcune azioni di protesta, fra le quali l'occupazione di uno stabile abbandonato e già adibito a caserma dei vigili urbani (nel novembre 2007) e l'occupazione simbolica della sala del Consiglio Comunale (nel dicembre dello stesso anno). Le soluzioni individuate dalle istituzioni sono sempre sistemazioni di fortuna, oppure, nel caso della proposta lanciata da un assessore della giunta comunale di dare un contributo economico ai cittadini che avessero voluto ospitare un profugo a casa propria, elusive del cuore delle richieste dei profughi - una sistemazione collettiva.

Domande e criticità

Il caso dei profughi del Darfur è al momento una domanda di spazi in cerca di risposta, nel senso che pone al centro della scena un bisogno (uno spazio collettivo ad uso abitativo per rifugiati politici) cui la città non ha saputo trovare sbocchi. L'occupazione di un edificio è stato in questo senso un mezzo per rendere pubblico un problema, più che il tentativo di dare una risposta auto-organizzata alle proprie esigenze da parte dei profughi.

Il caso tocca un punto dolente nelle politiche sociali torinesi, che si trovano impreparate ad affrontare una situazione che sfugge ai canoni consueti (non si tratta di senzatetto, ma nemmeno di ";semplici"; soggetti svantaggiati cui dare supporto attraverso i servizi sociali). In questa ambiguità di fondo, che ricorda da vicino il caso di un gruppo di immigrati romeni alla fine degli anni '90 (Revelli, 1999), le soluzioni prospettate dagli amministratori pubblici tendono ad essere improvvisate e a non riuscire a stabilire un rapporto di interazione "creativo" con i soggetti coinvolti. Sembra esserci in sostanza un'incapacità nel trattare problemi pubblici che abbiano un carattere di estemporaneità, e nei quali i confini giuridico/istituzionali siano incerti.

Domande e criticità - temi chiave

relazione fra istituzioni e bisogni sociali

Fonti

Revelli, M., Fuori luogo. Cronache da un campo rom, Bollati Boringhieri, Torino, 1999.