icona uso e presidio di spazi pubblici aperti

Parco dei peruviani

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Il progetto

Descrizione sintetica

Una porzione del parco della Pellerina gestita da un'associazione di peruviani.

Contesto

Parella
Quartiere prevalentemente residenziale e dal tessuto sociale variegato - piccola e media borghesia, con una fascia di residenze di maggior pregio fra via Servais e la Pellerina.

Spazio

Si tratta di una porzione della Pellerina, ai margini del parco.

Contenuti sociali e creativi

L'assegnazione di un'area del parco a un'associazione di peruviani creata ad hoc è l'istituzionalizzazione di un percorso di aggregazione spontanea da parte di una comunità di migranti. L'aspetto interessante della vicenda è stata la capacità mostrata dall'amministrazione di farsi carico di un bisogno sociale non preventivato e di costruire su di esso una soluzione accettabile, invece di cercare costringerlo nei limiti consolidati (e di fatto così è stato nei primi tempi, quando l'aggregazione spontanea è stata affrontata essenzialmente come un problema di ordine pubblico).

Il processo

Attori

Comune di Torino, associazione Hatun Waty

Sviluppo, gestione e sostenibilità economica

L'aggregazione spontanea della comunità peruviana nelle domeniche estive al parco della Pellerina è iniziata nei primi anni duemila. Con il passare del tempo il numero di persone presenti è aumentato considerevolmente, e altrettanto hanno fatto le bancarelle abusive, via via sempre più organizzate, che vendevano bibite e altri prodotti. Per circa due anni, fra 2004 e 2006, si è verificata una escalation di conflittualità fra la polizia municipale e i peruviani, fino a che il Comune è riuscito a trovare una soluzione: i peruviani si sono costituiti in associazione, in maniera da avere una rappresentanza formale, e dal canto proprio l'amministrazione ha dotato l'area di servizi (panchine, tavoli, spazi per il barbecue, bagni chimici) in modo da rendere possibile l'aggregazione dei peruviani nel rispetto dei regolamenti d'igiene pubblica.

Domande e criticità

Il caso mette in evidenza un problema piuttosto consueto, ossia quello della regolamentazione dell'uso di spazi che di per sé sono aperti a molti usi differenti, come per l'appunto i parchi. Il conflitto fra peruviani e vigili ha infatti avuto come terreno un'area del parco che è storicamente difficile, che è stata per lungo tempo occupata da usi marginali e/o socialmente non graditi (prostituzione, campi sosta di nomadi, una vecchia cascina occupata). Il Comune ha dovuto cercare un equilibrio fra due questioni: da un lato la presenza dei peruviani ha aperto la strada a una frequentazione più ampia di quella parte del parco, mentre dall'altro si è presto manifestata l'esigenza di garantire il rispetto di alcune minime regole in una situazione di piccola illegalità (dalla vendita senza licenze all'accensione di fuochi in luoghi potenzialmente pericolosi).

Dopo due anni quell'accordo sembra resistere, mentre resta aperta la risposta a una domanda di fondo, ovvero se sia possibile garantire la promiscuità d'uso di uno spazio pubblico per vie diverse dall'istituzionalizzazione degli utilizzatori. Nel caso della Pellerina si tratta infatti di frequentatori abituali e tendenzialmente stabili, ma non sempre ci si trova di fronte a casi del genere. L'interazione fra regole d'uso e modi concreti d'uso sembra essere al centro di numerosi conflitti, in un contesto come quello torinese dove la "cultura dell'istituzionalizzazione" è molto forte, e dove le pratiche informali sono generalmente malviste dall'opinione pubblica.

Domande e criticità - temi chiave

modalità di sinergia tra interessi

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