Progetti di riuso nel mondo

(a cura di Lina Scavuzzo)

Gli spazi dismessi e inutilizzati, gli spazi di risulta, le aree marginali e periferiche rappresentano una risorsa progettuale per sviluppare sinergie tra istituzioni e parti sociali, per promuovere creatività e innovazione, per rivitalizzare pezzi di città. Alcuni di questi luoghi, in passato, ospitavano funzioni specifiche che ne hanno caratterizzato l’aspetto, le funzioni e il significato sociale; il riuso di questi permette alla società di esprimere nuove idee, nuove istanze progettuali e anche di cambiare il connotato sociale degli spazi e del territorio dove essi si trovano. Altri spazi, al contrario, non sono mai stati luoghi rappresentativi per la città perché marginali, poco funzionali oppure erroneamente progettati e attraverso il loro riuso, o un loro nuovo uso, vengono reinterpretati e reinventati fino a diventare parti attive di città. Questo grazie all’iniziativa di differenti parti sociali, istituzionali e non, in seguito a fenomeni di appropriazione e occupazione spontanea da parte di gruppi di giovani o tramite iniziative di associazioni locali e comunità di interesse.

L’obiettivo generale di questa sezione della ricerca è di individuare una casistica vasta e non omogenea che permetta di trovare risposte articolate alle sollecitazioni messe in campo dall’analisi del caso torinese; una casistica capace di esemplificare queste procedure all’interno di contesti nazionali e internazionali, dai quali estrapolare ulteriori riflessioni e considerazioni ma soprattutto immaginare possibili ricadute nella costruzione di nuovi progetti. All’interno di questo quadro di riferimento, la costruzione di un repertorio di casi di riferimento è diventato l’oggetto specifico della ricerca con l’obiettivo di rilevare fattori ed elementi utili alla ripetibilità di azioni, metodi, processi e relazioni. Guardare ai casi internazionali rappresenta, quindi, uno strumento operativo per mettere a fuoco temi e questioni inerenti la trasformazione e la dismissione degli spazi della città e il loro potenziale pubblico in termini di politiche e pratiche sociali.

Metodologia e operazioni di ricerca

Le operazioni di ricerca effettuate sono:

- mappatura dei casi internazionali

- selezione dei casi rappresentativi

- lettura dei casi

-interpretazione dei risultati.

La mappatura delle pratiche di riuso sociale e creativo

La mappatura è stata realizzata con lo scopo di offrire un panorama complesso di possibili forme di riuso degli spazi, innescate da diversi attori (istituzioni, terzo settore, fondazioni private) con la finalità di individuare e interpretare le opportunità e gli elementi di criticità che potessero supportare e avvalorare la tesi di fondo della ricerca. La mappatura non è stata svolta seguendo criteri di appartenenza geografica e territoriale, ma a partire dall’ipotesi di ricerca1 è stata operata una prima selezione di 80 casi, europei e non, che rispondessero in qualche misura alle sollecitazioni iniziali e che offrissero una panoramica complessiva, anche se non esaustiva, delle possibilità di riuso di spazi in precedenza destinati ad altre funzioni.

La scelta dei casi e i criteri di selezione

Dalla lettura di questi 80 casi sono stati individuati dei criteri di selezione spaziali, funzionali e organizzativi e sono stati scelti tutti quei casi che raccontassero una tipologia di riuso spaziale con finalità sociali attraverso forme innovative e creative di organizzazione e gestione. A partire da queste tre parole chiave - riuso, sociale, creativo - sono stati quindi selezionati 40 casi esemplificativi che sono diventati l’oggetto specifico della ricerca, mentre le tre parole chiave sono diventate i criteri fondamentali attraverso i quali selezionare e organizzare i casi stessi. In particolare i criteri di selezione prevedevano che lo spazio fosse riutilizzato per svolgere delle attività, che queste attività avessero un risvolto sociale e che il progetto presentasse elementi di innovazione.

Riuso. In riferimento al campo “riuso”, uno degli elementi principali che ha permesso lo svolgimento dell’indagine è stato l’individuazione di 5 categorie spaziali all’interno delle quali articolare la ricerca, queste sono: 1. dismissione edifici industriali; 2. infrastrutture; 3. spazi urbani marginali; 4. spazi commerciali dismessi; 5. edifici pubblici e privati dismessi. Questo ha permesso di non focalizzare la ricerca su un terreno collaudato come quello degli spazi industriali dismessi, ma di esplorare nuovi campi d’indagine, meno battuti e noti, che presentino forme di riuso innovative e sperimentali utili a trovare risposte articolate ed eterogenee.

Sociale. Il secondo criterio di selezione aveva come obiettivo quello di indirizzare la ricerca verso l’individuazione di spazi riutilizzati per funzioni sociali specifiche rivolte a: fornire servizi di quartiere e promuovere lo sviluppo di comunità; sostenere l’aggregazione e il protagonismo giovanile; favorire l’uso e il presidio di spazi pubblici aperti; attivare distretti creativi per la produzione artistica e culturale; sostenere l’impresa sociale per l’inserimento di persone svantaggiate. Attraverso queste richieste specifiche è stato possibile individuare 11 tipologie2di funzioni alle quali i casi fanno riferimento. Le categorie funzionali sono di seguito diventate un dispositivo per orientarsi all’interno del sito e permettono una lettura dei casi diretta e mirata.

Creativo. Il terzo criterio di selezione riguarda l’elemento di innovazione che ogni singolo caso presenta. L’elemento in oggetto può riferirsi alla modalità di gestione del progetto, alla forma di riuso, alla funzione sociale che svolge oppure alla capacità d’innescare processi e politiche. Questo rappresenta il criterio meno oggettivo, l’elemento personale della ricerca, in quanto non risponde a domande specifiche ed è soggetto a variazioni e cambiamenti in base al caso in esame. Le categorie di riferimento sono nate a posteriori, dopo aver letto i casi e averli restituiti in modo trasversale e non unitario.

I criteri di lettura

Attraverso lo studio e l’analisi dei casi selezionati, sono stati individuati dei criteri di lettura, dai quali è stato possibile avanzare delle ipotesi di risposta agli interrogativi sollevati dall’indagine su Torino. I criteri di lettura avevano lo scopo di facilitare la comprensione dei casi e di renderli omogenei tra loro, attraverso la stesura di una scheda tipo, senza però appiattirne le differenze; i casi, difatti, non sono stati letti sotto forma di comparazione e per ognuno di essi è stato messo in risalto l’elemento o gli elementi di singolarità. L’interesse era quello di fare emergere i singoli tratti di originalità e contemporaneamente mettere in evidenza elementi replicabili e trasferibili anche in contesti differenti. In quest’ottica i criteri di lettura hanno svolto la funzione di orientare lo studio dei casi lasciando margini per lo sviluppo di ogni singolo caso. I progetti sono stati letti e approfonditi attraverso: la descrizione e la localizzazione della struttura, le sue condizioni e il suo significato sociale; la storia dello spazio, quindi cosa è successo nel tempo e a che punto si è arrivati oggi; cosa c’è di significativo dal punto di vista sociale o di interesse pubblico nel progetto di riuso; in che cosa si concretizza di fatto il progetto, chi coinvolge e quando; perché è interessante il caso, in cosa si distingue da altri e qual è la dimensione innovativa; come funziona il progetto dal punto di vista pratico-organizzativo. I criteri utilizzati sono diventati i canali di restituzione delle schede, riassumibili in 6 aree tematiche: lo spazio, la storia, le funzioni sociali, le attività svolte, i contenuti creativi e le forme organizzative del caso in oggetto.

Interpretazione dei risultati

La ricerca ha messo in luce diverse modalità di riutilizzo di spazi nati con funzioni specifiche e diventati nel corso del tempo opportunità per promuovere attività sociali in modo creativo e innovativo, attraverso differenti modalità di gestione, molteplici attori in gioco (associazioni, istituzioni, privati interessati al mondo dell’arte e della cultura) e tipologie di risorse diversificate (sovvenzioni pubbliche, fondi privati). Quindi spazi inediti, forme di autogestione, incubatori d’impresa, scuole di formazione, servizi di quartiere hanno dato luogo a progetti urbani e collettivi con effetti sociali e pubblici sia a scala locale che internazionale.

La composizione dei criteri di selezione ha permesso di escludere tutti quei casi che non avessero nessuna implicazione sociale oppure nessun elemento di interesse e di innovazione nella composizione organizzativa e gestionale. Ad esempio nell’ambito del riuso per fini artistici sono stati esclusi i casi che avessero come obiettivo ultimo di promuovere arte e cultura all’interno dei canali convenzionali. Sono stati scelti, invece, quelli che raccontassero in che modo sinergie diverse, istituzionali e non, avessero contribuito alla messa in opera e alla coordinazione del progetto. Seguendo la combinazione dei tre criteri per ogni ambito e tipologia di riuso sono stati scelti progetti che promuovessero pratiche di uso dello spazio alternativo e che usassero il tema del riuso come veicolo per ri-abitare i luoghi della città.

Dalla lettura dei casi viene fuori una gamma di combinazioni e di opportunità nella tipologia di riuso, tra le quali risulta predominante la categoria delle dismissioni industriali che ha caratterizzato lo sviluppo della società contemporanea dagli anni ’80 ad oggi. All’interno della casistica selezionata i casi appartenenti alla prima categoria3 (dismissione edifici industriali) sono 22, mentre 4 casi sono appartenenti alla categoria infrastrutture4, 4 agli spazi urbani marginali5, 2 agli spazi commerciali dismessi6 e 9 alla categoria degli edifici pubblici e privati non utilizzati7. La poca omogeneità numerica corrisponde ad un’effettiva disomogeneità di riuso degli spazi, basti pensare alle quantità di metri quadri lasciati inattivi e inutilizzati, dagli anni ’80 in poi, dalla dismissione industriale. In Europa questo fenomeno si è manifestato con tempistiche e modalità differenti e ha segnato anche un diverso approccio nelle politiche di trasformazione degli spazi dismessi. Nei paesi dell’est europeo, per ragioni socio-economiche, gli spazi dismessi sono diventati delle vere e proprie opportunità di sviluppo locale tramite il sostegno e la promozione della classe creativa principalmente sotto forma di autogestione e promozione bottom up. In altri contesti invece le dismissioni sono diventate parte integrante di progetti di sviluppo territoriale all’interno di processi di riconversione produttiva; tra questi la trasformazione del bacino del fiume Emsher nella Ruhr tedesca, dove una serie di ex fabbriche sono diventate oggetto di profonde riqualificazioni con la finalità di convertire i complessi industriali in risorse per il territorio. Riguardo le altre tipologie esistono fenomeni sporadici di riuso creativo e sociale di sistemi infrastrutturali, spesso legati a fenomeni di riappropriazione di pezzi di città, come il caso della pista da skating sotto il ponte Burnside a Portland progettata e costruita abusivamente da un gruppo di skaters, oppure l’Avenida Ranger Pestana dove l’associazione di quartiere ha deciso di investire sulla riqualificazione degli spazi pubblici lungo la strada inserendo funzioni diverse e interscambiabili, in modo che più utenti nell’arco della giornata potessero usare lo spazio. In quest’ambito è stato selezionato un caso di riuso di uno spazio residuale tra due infrastrutture a Rotterdam, dove è da evidenziare il ruolo della pubblica amministrazione nella promozione di uno Skatepark.

Dalla ricerca emerge che il layout temporale del tipo di riuso ha caratteristiche differenti: può essere permanente come nella maggior parte dei casi o limitato come nel caso del P40 di Amburgo, dove l’amministrazione locale del quartiere di Barmbek ha inserito all’interno di un programma di riqualificazione urbana uno spazio provvisorio per attività culturali e sociali oppure temporaneo come nel caso del Volkspalast di Berlino, dove l’ex palazzo del Parlamento è stato usato per un periodo di tempo molto breve in attesa della sua futura demolizione.

I dati rilevati mettono in luce una prevalenza di funzioni culturali legate alla produzione artistica (21 casi) ma anche all’aggregazione giovanile (14 casi) e ai servizi al quartiere (20 casi). Seguono in ordine funzioni espositive (9 CASI), uso e presidio di spazi aperti (9 casi), funzioni commerciali e loisir (7 casi), distretti creativi (5 casi), formazione (5 casi), housing (5 casi), impresa sociale (4 casi), funzioni sportive (3 casi).

Dalla lettura emerge inoltre che le funzioni sociali e le attività sviluppate dai progetti possono indurre effetti sociali diretti come nel caso dello Chapitò di Lisbona che lavora sull’inserimento dei giovani usciti dai riformatori e dei giovani disagiati con difficoltà di inclusione sociale. Questi sono casi speciali e non ordinari proprio per la capacità di mettere in campo azioni con un forte sfondo sociale. I progetti possono indurre effetti indiretti, che vanno a lavorare ai margini degli interventi, riqualificando parti di territorio, promuovendo nuove forme di sviluppo e di sostenibilità sociale, favorendo l’integrazione e l’aggregazione. Esistono anche progetti che lavorano in entrambi i sensi, come il caso del Cotonificio Spinnerei di Lipsia che in modo diretto ha creato una risorsa enorme per i giovani artisti emergenti in una regione povera di opportunità e in modo indiretto ha innescato un processo di riqualificazione di una parte di territorio marginale e periferica

I soggetti promotori appartengono al mondo istituzionale o all’associazionismo, lavorano in modo congiunto o indipendente, sono finanziatori e gestori oppure fanno parte di un progetto più ampio che prevede la messa in campo si sinergie differenti. Dalla ricerca comunque emerge una predominante presenza di collettivi locali e di associazioni culturali che si fanno promotori nello sviluppo del progetto. L’istituzione compare quasi sempre in un secondo momento, dopo che sono arrivate richieste esplicite da parte di gruppi e soggetti. Solamente nel caso dello Chapitò l’Istituzione, quindi il Ministero di Giustizia, si è fatto promotore fin dall’inizio del progetto proponendo il riuso del vecchio riformatorio in Costa du Castelo per supportare le iniziative dell’associazione Colectividade Cultural e Ricreativa de Santa Caterina per la creazione della scuola dello Chapitò. In altri casi le istituzioni, sollecitate dalla comunità locale, svolgono un ruolo di promozione, coordinamento e gestione del progetto, come nel caso del Matadero di Madrid in cui la Municipalità si è fatta carico si recuperare il vecchio mattatoio e di riqualificare una parte di città inserendola in un piano generale di sviluppo urbano. Oppure il caso del Tramway di Glasgow, dove un gruppo di artisti ha promosso la trasformazione dell’ex officina dei tram come centro per l’arte e l’Amministrazione Pubblica, in occasione di Glasgow città europea della cultura, ha favorito la realizzazione del progetto sostenendolo economicamente e inserendolo nei progetti in corso per il grande evento.

Le fonti utilizzate

  • ARTFACTORIES è una piattaforma internazionale di ricerca per i centri di arte cultura attivati da iniziative cittadine, con l’obiettivo di sviluppare una banca dati dei beni culturali siti in tutto il mondo, ma anche di sostenere i nuovi luoghi culturali e rappresentare i centri indipendenti nei confronti delle istituzioni.
  • (www.artfactories.net)
  • TRANS EUROPA HALLES è un network di centri di cultura indipendente, fondato nel 1983, attualmente ha 49 membri in 25 paesi ed è membro della Culture Action Europe.
  • (www.teh.net)
  • CITY MINE(D) è un’associazione che si occupa di produzione di interventi urbani, impegnati nello sviluppo di nuove forme di cittadinanza, nella riappropriazione dello spazio pubblico, strade, onde radio, stazioni, aziende, parchi, piazze, spazio virtuale e per la creazione di arte pubblica d'avanguardia.
  • (www.citymined.org)
  • URBAN PUBLIC SPACE - Archivio Europeo dello Spazio Pubblico Urbano del CCCB (Centre de Cultura Contemporània de Barcelona).
  • (www.urban.cccb.org)
  • GOOD WILL è una società di consulenza strategica e un centro di ricerca per la raccolta di fondi e per la filantropia aziendale, la comunicazione e lo sviluppo regionale, che operano nei settori innovativi dei mercati di qualità sociale: sanità, cultura, università e formazione.
  • (www.good-will.it)
  • Cottino P., “Rigenerazione urbana e costruzione di capacità: il caso di Luton”, in Lanzani A., Moroni S. (a cura di), Città e azione pubblica. Riformismo al plurale. Atti della X° conferenza della Società Italiana degli Urbanisti, Carocci, Roma, 2007.
  • Giardino A., “Esempi di riuso di manufatti industriali ed ipotesi gestionali”, COMUNE DI NAPOLI, Assessorato all’urbanistica, Dipartimento pianificazione urbanistica, Unità di progetto interdipartimentale “Programma innovativo in ambito urbano”, giugno 2008.
  • Note

    1. La ricerca si fonda sull’ipotesi che gli spazi dismessi e inutilizzati nelle città siano un elemento in grado di catalizzare e stimolare progettualità.
    2. Le tipologie sono: 1- aggregazione e protagonismo giovanile; 2- uso e presidio di spazi pubblici aperti; 3 - attivazione di distretti creativi; 4 - servizi di quartiere e sviluppo di comunità; 5 - sport; 6 - funzioni commerciali e loisir; 7 - impresa sociale per l’inserimento di persone svantaggiate; 8 - formazione; 9 - produzione artistica e culturale; 10 - eventi, esposizioni e intrattenimento; 11 - housing.
    3. Ogni caso può fare riferimento ad una o più tipologie funzionali.
    4. Dismissioni industriali: WUK - Vienna; Sargfabrik Housing - Vienna; Cable Factory - Helsinki; Friche la Belle de Mai - Marsiglia; Point Ephémère - Parigi; La casa dei giornalisti - Parigi; Kulturbrauerei - Berlino; UfaFabric - Berlino; Cotonificio Spinnerei - Lipsia; Kokerei Zollverein - Essen; Kulturzentrum Schlachthof - Bremer; Landschaftpark - Duisburg; Chocolate Factory - Londra; Farnham Maltings - Farnham; Cerc - Luton; Tramway - Glasgow; Fire Station - Dublino; Westergasfabriek - Amsterdam; Rog - Lubiana; Ateneo Popular - Barcellona; Hangar - Barcellona; Matadero - Madrid.
    5. Riuso di infrastrutture: Westblaak Skatepark - Rotterdam; Hight Line - New York; Skatepark Burnside - Portland, Oregon; Avenida Ranger Pestana - San Paolo, Brasile.
    6. Spazi urbani marginali: Spreebrücke - Berlino; M-hotel - Londra; Metaxourgio - Atene; Kaus Australis - Rotterdam.
    7. Spazi commerciali dimessi: Yppenplatz und markt - Vienna; De Strip - Vlaardingen.
    8. Edifici pubblici e privati non utilizzati: Nova Cinema - Bruxelles; Sound Station - Liege; Volkspalast - Berlino; P40 - Amburgo; Vlierhof Community - Vlierhof; Capitò - Lisbona; Centro per la decontaminazione culturale - Belgrado; El faro d’oriente - Città del Messico; Parque cultural Ex Carcel - Valparaiso, Chile.